La pallavolo è uno sport di squadra. E riscoprirlo non è banale.

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La pallavolo è uno sport di squadra.

Molti sorridono per l’ovvietà di questa affermazione, ma alcuni sorrisi, ne sono certo, celano un mix di amarezza e delusione.

La fallimentare spedizione europea della nostra Nazionale femminile, lo strascico di polemiche spesso sterili e generate da personalismi avulsi dal concetto stesso di sport di squadra,  ci stavano distraendo dal valore aggiunto del volley: la squadra, il gruppo.

A ricordarcelo i ragazzi di un’altra Nazionale, quella maschile. Non tanto e non solo per il risultato conquistato (accesso alla finale europea, ndr), ma per il come esso  è scaturito. L’apporto di giocate straordinarie dei singoli, certo, a far brillare una squadra amalgamata con sacrificio, dedizione e passione, in cui è stato essenziale l’apporto di tutti. Nessuno escluso e soprattutto con nessuno che  ha provato a sminuire l’apporto di altri, credendosi indispensabile.

Ecco la differenza. Mai banale. Atteggiarsi ed erigersi protagonista, credersi capace di vincere da soli, è quanto di più agli antipodi vi sia nella concezione di sport di squadra. Certo, le giocate dei fuoriclasse sono utili alla squadra, ma si vince o si perde tutti. Insieme.

La squadra femminile che conquistò l’oro a Belgrado, un paio d’anni fa, avrebbe potuto vincere tutto, ma ha perso quanto di più importante la contraddistingueva: lo spirito del gruppo, il desiderio di essere squadra. Poco importa di chi sia la colpa. Pagherà solo Davide Mazzanti, a ragione o a torto, ma, non dimentichiamolo, è un patrimonio che abbiamo perso tutti.

Nel frattempo gli applausi e la standing ovation a Simone Giannelli e compagni, per aver ricordato a tutti, con umiltà, cinismo e sorrisi, che la pallavolo è uno sport di squadra. Ne avevamo un fottuto bisogno.

Forza Italia. Sempre

 

Foto da web


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