Leo Lo Bianco, la ragazza dei numeri

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Sulle spalle quel numero, il 14, che da solo, per associazione di idee, genera emozioni e suggestioni nell’immaginario di molti appassionati.

Quel numero, il quattordici, disegna a tratti marcati e nitidi nella mente di chi ama il volley un volto timido e solare: quello di Eleonora “Leo” Lo Bianco, classe 1979, palleggiatrice del Volley Bergamo.

Un disegno inequivocabile come se lei fosse l’unico numero quattordici della pallavolo italiana.

In realtà lo è. O meglio lei è un numero quattordici unico. A dirlo sono le giocate perfette, calibrate, incisive, determinanti.

Un manuale del volley con due gambe agili ed un portamento elegante. Un’atleta che da sola vale il costo del biglietto o la levataccia notturna per vederla in tv dall’altra parte del mondo.

Uno dei pilastri portanti, fino a qualche mese fa, di quella strepitosa Nazionale che nei primi dieci anni del nuovo millennio ha regalato emozioni, rigorosamente d’oro, in ogni competizione. E tutte quelle volte sul podio, Leo c’era, sempre, dopo aver giocato da protagonista. Sì perché lei, quella maglia azzurra, l’ha indossata in modo strepitoso per oltre 540 volte. Un record, unico come lei, che nessun sportivo italiano in nessuna disciplina ha fin qui eguagliato.

Credo che a rendere straordinaria questa ragazza non siano solo le sue eccellenti doti sportive, tecniche e tattiche o la sua capacità di visione ed organizzazione del gioco. Questa ragazza è unica soprattutto perché in quindici anni di carriera sempre al vertice, fra i grandi del volley, ha dimostrato una virtù rara quanto preziosa: quella di essere e saper restare una persona normale, una donna straordinaria nella sua semplicità. Un extraterrestre, un supereroe in campo che tolte le ginocchiere è sempre tornata ad essere la ragazza della porta accanto, una donna capace di vivere la sua quotidianità con il sorriso anche nei momenti più bui.

Mai sopra le righe, mai esuberante, mai una sbavatura impulsiva o un gesto di stizza. Schiva, riservata, timida. Lei che non ama i riflettori ha acceso, con uno stile inimitabile, una luce intensa su questo sport e i suoi valori. Leo è come uno di quei fari in mezzo al mare che indicano chiara e nitida la rotta ai naviganti senza mai infastidire gli occhi, senza mai risultare eccessivamente abbagliante. Anzi, Leo è uno di quei fari così affascinanti, che qualsiasi navigante resterebbe in mare aperto per ore ad ammirarla. Ma i fari non si applaudono, lei invece si. Ed è sempre un piacere.

Eleonora è la campionessa che ti fa balzare in piedi istintivamente per applaudirla anche se in campo indossa la casacca avversaria, anche se le sue giocate determinano la sconfitta della tua squadra del cuore. Leo è la grande bellezza, in campo e fuori.

E’ la campionessa a cui ti avvicini a fine partita per farle i complimenti e ti risponde timida: <<grazie>>; è la beniamina che, banale ma importante ricordarlo, non rifiuta mai una foto o un’ autografo ai suoi numerosissimi fans.

Leo è una donna che con la sua straordinaria classe ha inciso in silenzio, con tanta forza quanto delicatezza, il suo nome nella storia del volley italiano e nel cuore di molti appassionati.

A proposito… sulle sue spalle il numero quattordici, nel mio cuore… la numero 1.

[scritto 11 febbraio 2017]


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