Era l’ 11 ottobre 2014. Esattamente quattro anni fa. Tricolore al collo e occhi lucidi, uscivo dal Forum di Assago, con la delusione che solo un tifoso innamorato può provare.
Era la sera della sconfitta nella semifinale del Mondiale italiano contro la Cina, l’epilogo dell’ultima avventura internazionale in maglia azzurra di quelle ragazze, mie coetanee, che mi hanno fatto innamorare del volley: Piccinini, Lo Bianco, Del Core, Centoni, Costagrande, Arrighetti.
Quella sconfitta mi sembrava la fine di tutto. E per certi versi la fu.
C’era da rifondare. Occorreva trovare il coraggio, la forza, l’entusiasmo per ricominciare. I successi degli ultimi dieci anni, a partire dal Mondiale 2002 , avevano cristallizzato l’ambiente, rendendo insostituibili molte veterane e apparentemente superflue le ambizioni di rinnovo generazionale.
Quella notte dormii pochissimo. Il tempo sufficiente per un sogno. E i sogni, si sa, danno speranza. Sempre.
Ho sognato che la nostra Federazione, spesso ingessata fra burocrazia di palazzo e cauti protocolli formali, trovasse, il coraggio di affidare l’incarico ad un allenatore giovane, capace, spavaldo; un uomo con l’onestà intellettuale di prendersi, sempre e comunque, le proprie responsabilità; un professionista in grado di accettare una sfida ostica quanto stimolante.
Ho sognato che ad indossare quella maglia azzurra fossero atlete che ho avuto l’onore di veder crescere, tifare ed applaudire mentre stringevano fra le mani premi e medaglie dei campionati giovanili; ragazzine sorridenti e tenaci, in grado di stupire il Mondo divertendisi.
Ho sognato… e, a volte, la vita permette di realizzare i sogni più belli ed intensi. E così, la Nazionale italiana di volley femminile più giovane degli ultimi vent’anni ha conquistato le final six di un Mondiale. Lo ha fatto vincendo, risultato storico, nove gare su nove.
Non vi racconterò come finiva il sogno. Vivetelo, con il cuore. Sempre .
Ps: “dream is a serious thing”.