Nelle ultime settimane, le esuberanze e i protagonismi di singoli attori, generalmente seduti tra le mura di un ufficio, hanno catalizzato più attenzioni delle gesta tecniche di chi calpesta e vive il taraflex, trascinando la nostra pallavolo in una dimensione sempre più vicina al format di un reality che a quello di uno sport.
Spettacolo, finzione, business; smentite e riconferme, decisioni, azioni che non appartengono, per tempi e stile, alla pallavolo, o almeno, alla mia pallavolo.
Riflettori accesi, sempre più spesso, solo per esigenze di business, puntati sempre meno sul campo; spazi mediatici dedicati quotidianamente a dichiarazioni, talvolta più simili a deliri di onnipotenza, che a verbo di sport.
Una pallavolo effimera, fatta di lustrini, paillettes e apparenza.
Vivo, da quasi vent’anni, di volley ma, in questa versione, ove le strategie di marketing e le esigenze di bilancio sembrano aver assunto, sempre e comunque, più importanza delle persone e dei loro valori, faccio fatica a riconoscermi e a ritrovarmi.
La pallavolo, la mia pallavolo, è altro. E Ieri sera, seduto in un angolo al Pala Candy di Monza, ho potuto appurare che quell’ ”altro” c’è, ancora, prezioso e importante, ogni giorno di più.
Quell’ “altro”, che alimenta la passione, folle quanto immensa, è il sorriso spontaneo, autentico, solare di Anna e delle ragazze di sport come lei.
Timida, riservata, educata, vera, mai sopra le righe. Razionale e appassionata.
Anna è una di quelle protagoniste che schivano i riflettori pur avendo tutto il diritto di conquistarne l’attenzione. Una di quelle protagoniste che, a fine gara, comunque vada, ti salutano, ti sorridono, si fermano per pochi istanti a colloquiare con un semplice tifoso, come me.
Il sorriso di Anna è stato un regalo inaspettato, gradito quanto prezioso. E’ un regalo in cui c’è la motivazione, l’essenza, del mio amore per questo sport.
Uno sport ove molti protagonisti veri prediligono l’essere all’apparire, dove i migliori non amano e non hanno bisogno di protagonismi, di riflettori. Campioni che non hanno l’ossessione di conquistare copertine patinate perché sono consapevoli che, a contare, sono i titoli che si provano a conquistare sul campo e non quelli dei media.
Nel sorriso di Anna, il gigante buono con il sole negli occhi, c’è l’umiltà, l’educazione, lo stile e l’intelligenza dell’atleta che sa ripagare, con un semplice gesto, l’affetto di chi la segue, di chi, come me, in un sorriso come il suo, trova il bello dello sport e della vita.
Grazie Anna, splendido regalo.
Foto: Valentina De Cani