Perdere è un assunto insito nel concetto stesso di competizione.
Chi pratica lo sport, o semplicemente lo segue a bordo campo, lo racconta e ne è appassionato, lo sa bene.
La sconfitta della nostra Nazionale femminile, però, fa male sia per come è maturata, sia per le aspettative che, ciascuno di noi, riponeva in questa squadra, nel suo allenatore, nel suo staff.
Ad ogni caduta, diceva un saggio, prima di rialzarti, raccogli qualcosa.
Credo che oggi lo si debba fare, guardando con spirito costruttivamente critico al presente e con ragionevole ottimismo al futuro.
Lascio le analisi tecniche a chi ne ha competenze.
Nel giorno più buio del quinquennio mazzantiano, io sento di poter guardare con ragionevole ottimismo al futuro del nostro volley rosa per almeno due ragioni: l’età anagrafica di gran parte del sestetto azzurro, l’insegnamento che auspico tutti abbiamo appreso da questa sconfitta.
Sylla e compagne hanno, senza dubbio, tempo di riproporsi al prossimo appuntamento olimpico,di farlo meno “distratte”, più concentrate, più agonisticamente determinate e mature. E in questo senso la sconfitta di oggi può e deve essere un bagaglio d’esperienza da cui trarre ispirazione e monito.
Concludo con un messaggio a tutti i detrattori che, in queste ultime ore, si ergono a guru criticando aspramente atlete e staff: oggi più che mai, la Nazionale si ama.
Fino alla fine, oltre la fine. Sempre.