Come il “muro di Anna”, sempre.

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Cari amici, in questo contesto pandemico, fra paura per il presente e scetticismo per il futuro, potrebbe sembrare perfino inopportuno augurarvi il retorico, seppur sincero, “buon anno nuovo”.
La pallavolo, maestra e metafora di vita, mi ha insegnato a non perdere mai fiducia nel futuro, a credere sempre anche nelle imprese che sembrano, a tutti, impossibili.
Per l’anno che sta per arrivare, vi auguro, così, di essere come Anna (Danesi, ndr), la ragazzetta della “mia” pallavolo che, nel momento più importante e difficile di una finale europea, ha murato l’avversario più temuto, quello che pareva invincibile.
L’ ha fatto con coraggio, tenacia, voglia di vincere; elementi essenziali in ogni partita, in ogni sfida della vita.
L’ ha fatto per inseguire e realizzare il suo sogno, che poi era il sogno di molto di noi.
Quelle due braccia snelle, alzate al cielo quasi ad accarezzare le nuvole, hanno fermato l’attacco di un avversario che tutti credevamo, fino a quel momento, insuperabile.
Quel “muro di Anna”, ne resterò convinto per sempre, è stato l’episodio che ha cambiato la storia di quell’ indimenticabile finale; il momento in cui tutti abbiamo iniziato a credere di poter realizzare quel sogno a tinta oro.
E allora che il “muro di Anna”, icona della vittoria più emozionante e straordinaria che abbia mai vissuto e raccontato, possa ricordare a tutti noi l’importanza di non desistere mai, di non cedere alla stanchezza,  di giocare fino all’ultimo.
Perché i sogni sono una cosa seria.
Gambe, testa e soprattutto cuore. Sempre.

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