Qui e ora. É stato un cardine, immaginiamo uno dei molti, dello straordinario percorso olimpico; il comandamento impartito dal coach, da ripetere quotidianamente come un mantra, a se stessi e agli altri.
Il “qui e ora” é diventato il claim perfetto di un oro olimpico, atteso per oltre 24 anni, da vivere oggi, nel presente e da capitalizzare, da domani, pianificando il futuro.
Eppure per comprendere il valore immenso, umano e professionale, di quella medaglia forgiata con il metallo più prezioso, ironia della sorte, bisogna, per un istante non rispettare il qui e ora, ma tornare indietro nel tempo, parafrasando all’’antitesi, al là e ieri.
Là, é a bordo campo, al termine di quelle partite ove non avevamo solo perso set, ma anche e soprattutto identità, spirito di gruppo, sicurezza, fiducia.
Ieri, é bene non dimenticarlo anche nella cronaca più oggettiva, risale ad una manciata di mesi fa, quando tutto sembrava da rifare, da rifondare; quando secondo molti addetti ai lavori si era dilapidato le potenzialità e le promesse di un gruppo, addirittura di una generazione; si era sprecato, bruciato, il lavoro del quadriennio olimpico.
E invece bastava “semplicemente”, il virgolettato é d’obbligo, tornare ad essere noi, una squadra, un gruppo di atlete uniche e complementari guidate con determinazione e serenità dall’unico uomo che avrebbe potuto farlo: Julio Velasco.
Attenzione: non era assolutamente facile, non era assolutamente scontato riuscirci. Non dimentichiamocelo.
Alla presentazione di Velasco come nuovo CT, qualcuno sussurrava a mezzo sorriso: <<Chi glielo fa fare?!>>
Credetemi, là e ieri, la domanda era tutt’altro che irrispettosa.
Facile, fin troppo, trovare oggi la risposta, con una luccicante medaglia d’oro al collo.
É stata una scelta coraggiosa. Infinitamente coraggiosa.
É stato il rimettersi in gioco di un professionista, di un uomo che da tre decenni é icona e sinonimo di volley italiano.
Non so quanti l’avrebbero fatto.
Non so quanto ci sarebbero riusciti.
Doveroso ricordarlo.
E anche per questo, Qui e ora, é l’oro. L’oro di Julio Velasco.
foto: da web
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