Nadia Centoni: icona, esempio, idolo.

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E’ un afoso pomeriggio di luglio. Nella splendida cornice delle colline toscane, incastonata nel verde, c’è una palestra di quelle romantiche, quelle che piacciano a me, dove senti l’odore del linoleum e la caciara festante di ragazzetti fra cui emergerà qualche promessa del volley di domani.

La passione per quella palla a spicchi e per i suoi protagonisti mi ha riportato, ancora una volta, in quella terra che sempre più spesso, in questi ultimi mesi, sembra il crocevia della mia vita e dei miei amori: la Toscana.

Già perché lei in Toscana, poco lontano da questa palestra, c’ è nata e ventiquattro anni fa ha cominciato a giocare, a divertirsi e a vincere con il volley. E da allora non ha mai smesso. Anzi. La spontaneità, l’agonismo, la voglia di correre, saltare, vincere e soprattutto sorridere è la stessa degli esordi e cattura da anni la mia attenzione.

E che emozione vederla in quella palestra, ragazzina fra i ragazzini, con l’energia, la forza, la spavalderia di una adolescente, con quell’umiltà tipica della grande campionessa, della maestra che insegna non perdendo mai il desiderio di imparare.

Mentre la osservo scherzare, ridere, confrontarsi con quegli adolescenti che la guardano con stupore e ammirazione,  che la sfidano come se fosse una compagna di giochi e che la ascoltano con l’attenzione che si deve ad una saggia maestra, mi batte forte il cuore e gli occhi si fanno lucidi. Mi passano davanti molte istantanee del mio volley, molti momenti in cui nel vedere quella ragazzetta, dagli spalti, in tv, sui podi di mezz’Europa, mi sono emozionato.

Poi alla fine dell’allenamento eccola sorridente avvicinarsi per stringermi la mano, con il potere in un solo gesto di togliermi respiro e parole, di lasciarmi sorridente e stupito, impacciato e felice come un adolescente al primo appuntamento, come un tifoso dinanzi all’incontro inaspettato con il suo idolo.

Da quel giorno di luglio  sono passati alcuni mesi. Nel frattempo lei ha continuato a calpestare il taraflex, ad allenarsi e a giocare con la stessa grinta, gioia, determinazione di quel pomeriggio, di questi ultimi ventiquattro anni. Poco importa, a lei, se la palestra in cui lo fa oggi  è sulla Costa Azzurra davanti a qualche migliaia di persone e per la società più titolata del campionato transalpino.   La pallavolo è la sua vita e non importa dove ma come: con il sorriso, con l’umiltà, con la grinta.  Con la passione e l’adrenalina di una debuttante.

Il prossimo 10 marzo, a Parigi, questa ragazzetta  italiana che ha incantato mezza Europa, che i francesi chiamano con estremo rispetto  e infinito amore Madame Centonì,  giocherà  la sua ottava finale di Coppa di Francia. Lo farà, ne sono certo, con l’entusiasmo di quel pomeriggio fra le colline toscane, lo stesso che ci ha messo in questi ventiquattro anni di volley.

A prescindere da come finirà, applausi per Nadia, icona, esempio ed idolo. 

 

(foto Dominique Schreckling)


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